vai a: Cinquantenario di Superga: Le ultime partite del Grande Torino (4 sintesi filmate) ed altri documenti rari
La Cartolina ed il Poster commemorativi di Ermanno Eandi
La formazione ideale del Grande Torino:
- BACIGALUPO
- BALLARIN
- MAROSO
- MARTELLI
- RIGAMONTI
- CASTIGLIANO (GREZAR)
- MENTI
- LOIK
- GABETTO
- MAZZOLA
- OSSOLA
- All. LESLIE LIEVESLEY
- Dir. Tec. EGRI ERBSTEIN
Il 4 maggio 1949, alle 17,05 finiva la gloria di una delle squadre
più forti del mondo. Il TORINO. Quei nomi che ci introducono a
questa storia appartengono ormai alla leggenda. Iniziava la leggenda e il
mito Grande Torino. Due luoghi emblematici si è portato dietro
il mito del Grande Torino: SUPERGA, dove purtroppo si schiantò l’
aereo quel terribile pomeriggio di maggio e il FILADELFIA, luogo ancora oggi
"magico" perchè fu lo stadio che fece vivere le loro imprese.
Ma come
nacque questa grande squadra? Una grande squadra di calcio si crea da un
grande presidente e nel 1939 arriva FERRUCCIO NOVO, industriale torinese ed
ex giocatore granata. Dopo di lui solo ORFEO PIANELLI vincerà lo
scudetto nel campionato 75/76, 27 anni dopo la tragedia di Superga. Ferruccio
Novo ha una grande intuizione: vuole una squadra che giochi all’ inglese, il
famoso "sistema" o "WM" introdotto dall’allenatore dell’ Arsenal Herbert
Chapmann. Il cui motto principale era: primo non prenderle.
Vediamo quanto
costò questo Torino nato durante la seconda guerra mondiale, seguendo
la tabella sotto pubblicata, che ci aiuta anche a conoscere meglio i suoi
giocatori.
Giocatore | Ruolo | Provenienza | Cifra di passaggio | Stagione |
Bacigalupo | portiere | Savona | 160.000 | 45-46 |
Maroso | terzino | primavera | | |
Tomà | terzino | Spezia | cambio con 5 giocatori | 46-47 |
Grezar | mediano | Triestina | 450.000 | 42-43 |
Rigamonti | stopper | primavera | | |
Castigliano | mediano | Spezia | 600.000 | 45-46 |
Martelli | med. e att. | Brescia | 5.200.000 | 46-47 |
Menti | ala | Fiorentina | 300.000 | 41-42 |
Ossola | ala | Varese | 55.000 | 39-40 |
Loik e Mazzola | mezzala | Venezia | 1.200.000 + Petron e Mezzadri | 42-43 |
Gabetto | centravanti | Juventus | 330.000 | 41-42 |
Ferraris | ala | Inter | 250.000 | 41-42 |
Fabian | | Cluij(Romania) | 3.000.000 | 41-42 |
Biglino | | primavera | | |
Il rappresentante di spicco di questo Toro era Valentino Mazzola, per il
carisma che aveva nello spogliatoio e in campo, nonchè per le sue doti
tecniche. Ma il Grande Torino era anche:
VALERIO BACIGALUPO Vado Ligure (SV) 12 marzo 1924
| ALDO BALLARIN (I) Chioggia (VE) 10 gennaio 1922
| DINO BALLARIN (II) Choggia (VE) 23 settembre 1924
|
EMILIO BONGIORNI Boulogne-Billancourt (Francia) 19 marzo 1921
| EUSEBIO CASTIGLIANO Vercelli 9 febbraio 1921
| RUBENS FADINI Jolanda di Savoia 1mo giugno 1927
|
GUGLIELMO GABETTO Torino 24 febbraio 1916
| RUGGERO GRAVA Claut (UD) 24 aprile 1922
| GIUSEPPE GREZAR Trieste 25 novembre 1918
|
EZIO LOIK Fiume 26 settembre 1919
| VIRGILIO MAROSO Crosara di Marostica (VI) 26 giugno 1925
| DANILO MARTELLI Castellucchio (MN) 27 maggio 1923
|
VALENTINO MAZZOLA Cassano d' Adda (MI) 27 gennaio 1919
| ROMEO MENTI (II) Vicenza 5 settembre 1919
| PIETRO OPERTO Torino 20 dicembre 1926
|
FRANCO OSSOLA Varese 23 agosto 1921
| MARIO RIGAMONTI Brescia 17 dicembre 1922
| GIULIO SCHUBERT Budapest (Ungheria) 12 dicembre 1922
|
Per gentile concessione di Simone Persi a Toroclub, pubblichiamo qui una rara immagine appartenente ai suoi ricordi personali: gli autografi che i giocatori del Grande Torino rilasciarono allo zio che li incontrava nel bar da loro frequentato.
7-5-2012, appena trascorsa la 63° ricorrenza di Superga il nostro amico granata Ugo Bagnasacco ha voluto condividere con noi un suo inestimabile ricordo: qui sotto la foto della squadra con le firme originali dei giocatori ricevuta personalmente da Martelli all'inizio del 1949. Vi si legge la dedica: "a Ugo Bagnasacco. La squadra granata". Ogni giocatore appose la sua firma sulla propria figura. Poco tempo più tardi, il padre di Ugo si trovò fatalmente a raccogliere un frammento dell'aereo schiantato sul colle di Superga, conservandolo. Anche di questo elemento riceviamo immagine, foto più in basso.
"E' bello essere ricordati" (cit. dal film Ora e per sempre)
si tratta della medesima serie di foto cui appartiene anche quella che appare su un articolo di giornale raffigurato in questa pagina del nostro sito.
Val la pena ricordare che Valentino Mazzola, uno dei più grandi
centrocampisti della storia del calcio mondiale (e padre dell’ altro grande
Sandro Mazzola) prima di diventare calciatore lavorava all’ Alfa Romeo di
Milano per aiutare la famiglia e la sua luminosa carriera iniziò
proprio dal campo di calcio sito all’ interno della fabbrica.
La sua fortuna fu quella di fare il militare a Venezia, in Marina, sull’
incrociatore Confienza, da lì fu notato da alcuni osservatori e
portato al Venezia, allora gloriosa squadra di serie A Con l’ incubo della
guerra di mezzo. Iniziò fra le riserve dove si notarono subito le sue
grandi qualità, l' esordio in Serie A, a Roma, contro la Lazio. Poi la
Nazionale e infine il Torino, dove divenne leggenda...
La sua vita privata non fu facile, il matrimonio con la mamma di Sandro e
Ferruccio naufragò e Valentino ottenuto l' annullamento in Romania,
perchè all' epoca in Italia non era tollerato, si risposò a
Vienna.
Osservando la data di nascita di questi giocatori con quella
della tragedia di Superga ci si accorge quanto fossero ancora molto giovani,
molti erano padri di famiglia e all' apice di una carriera che sarebbe stata
ancora lunga e ricca di successi. Forse il Torino Calcio oggi avrebbe in
cantiere molti più scudetti di quanti ne abbia attualmente.
Oltre al danno morale fu anche un grande danno economico. Quando la squadra
morì il campionato non era ancora finito, mancavano quattro giornate
al termine, la Figc, su richiesta di Inter e Milan a nome anche delle altre
società decisero di assegnare lo scudetto al Torino, alla memoria.
La società potè schierare la squadra delle riserve, che era
comunque altrettanto forte (anche il Torino ragazzi vinceva come la prima
squadra e ancora oggi il settore giovanile è un fiore all' occhiello
della società granata). Vinsero tutti e quattro gli incontri e
così il risultato fu suggellato in campo.
Occorre ricordare che anche le squadre avversarie mandarono in campo le loro
squadre riserva per solidarietà.
Ricordiamo gli incontri e i risultati:
- Torino - Genoa 4 - 0
Gianmarinaro, Marchetto, Lussu(rig.), Marchetto
giocata il 15/5/49
- Torino - Palermo 3 - 0
Marchetto, Francone, Gianmarinaro
giocata il 22/5/49
- Sampdoria - Torino 2 - 3
Audisio, Marchetto, Lussu(rig.), Pieri(2) per la Samp
giocata il 29/5/49
- Fiorentina - Torino 0 - 2
Marchetto, Giuliano
giocata il 12/6/49
La formazione tipo di questa squadra era: Vandone, Motto, Mari, Macchi
(Biglino), Ferrari (Bersia), Lussu, Audisio, Francone, Marchetto,
Gianmarinaro, Giuliano.
Giuliano e Biglino erano gli unici due ad aver giocato in prima squadra.
Il primo scudetto dell' era Novo che avrebbe portato il Torino a
diventare quella macchina di successo tanto acclamata arrivò nel 1943.
Non fu una stagione facile, iniziò anche con i fischi dei tifosi
che "alitavano" sul campo del mitico Filadelfia, detto anche "Fossa dei Leoni"
(ancora oggi nella mitica Maratona c' è uno striscione che ricorda il
"Fila" per gli amici granata).
A stagione iniziata, dopo i risultati negativi
l' allenatore Kutik lasciò il posto a Janni, che già aveva
allenato il Torino cinque anni prima, con l' allora presidente Cuniberti.
Janni non aveva ritoccato l' assetto tattico, aveva solo cercato di infondere
determinazione e convicimento nei giocatori.
Alla vittoria del primo scudetto arrivarono molti telegrammi da tutto il
mondo, compreso un invito dalla Federazione argentina per giocare alcune
partite nella loro nazione. Il segretario e braccio destro di Novo, Giusti,
ebbe molto lavoro con tutta quella posta da smistare e rispondere.
Purtroppo
di mezzo c' era ancora la guerra e il 13 luglio del '43 fu bombardato anche
il Filadelfia, le bombe avevano cancellato una parte della gradinata e per
un bel po' di tempo il Fila fu inagibile. Il Toro si spostò così
a giocare alla Stadio Mussolini, diventato poi Comunale, dove si è
giocato fino ai mondiali del '90, sostituito poi dalla mega costruzione
moderna del Delle Alpi. Finalmente arrivò la Liberazione e, anche
se a fatica, le cose piano, piano tornarono alla normalità.
Intanto il
29 luglio del '45 uscì il primo numero di "Tuttosport", fondato da
Renato Casalbore e da Guido Fanti, già redattore de "La Stampa".
Era il momento della rinascita e della voglia di scrollarsi di torno gli anni
bui della guerra, la gente amava sempre più il calcio, così
nascevano anche molti giornali sportivi come Gazzetta dello Sport, Guerin
Sportivo, Corriere dello Sport, Brivido Sportivo, Vedetta Sportiva, molti dei
quali ancora in edicola ad oggi.
Ora facciamo un po' di cronologia per
conoscere le tappe del Grande Torino
- 1939 - Il Torino viene acquistato del comm. Ferruccio Novo, industriale
torinese.
- 1940 - Il 4 febbrario Franco Ossola esordisce a Novara col Torino. È
la prima pietra del Grande Torino.
- 1942 - Novo acquista dal Venezia la coppia di mezze ali della Nazionale
Loik e Mazzola.
- 1943 - Il 25 aprile il Toro vince lo scudetto, il secondo della storia
granata, battendo il Bari, a Bari, per 1-0. Vince anche la Coppa Italia
battendo a Venezia il Milan per 4-0. È la prima squadra italiana a
vincere tutte e due le manifestazioni nello stesso anno.
- 1946 - Il 28 luglio battendo la Pro Livorno per 9-1 vincono il terzo
scudetto.
- 1947 - Al Comunale di Torino la Nazionale italiana batte la forte
Ungheria per 3-2, l' Italia era composta da dieci calciatori granata.
Il Torino vince il quarto scudetto.
- 1948 - Il Torino vince il suo quinto scudetto.
- 1949 - Il 4 maggio l' aereo che stava riportando a Torino da Lisbona la
squadra granata si schianta contro la Basilica di Superga. Muoiono 18
giocatori, oltre i tecnici, dirigenti, giornalisti ed equipaggio. Il Torino,
con la squadra riserve, vince il sesto scudetto, quinto consecutivo. Il 6
novembre, perdendo in casa contro la Juventus, il Torino perde l'
imbattibilità casalinga che durava dal 17 gennaio 1943.
- 1953 - Il 12 settembre Ferruccio Novo si dimette da presidente. È
la fine di un' epoca.
Nella breve, ma intensa era granata molti aneddoti hanno marcato la storia di
questi beniamini del calcio. Ad esempio in una trasferta amichevole in
Svizzera (il Torino era apprezzato in tutto il mondo) si infortuna Gabetto,
all' epoca si poteva sostituire, durante la partita, solo il portiere,
così a scendere in campo al posto dell' infortunato centravanti fu
l' allenatore Ferrero, che aveva 41 anni.
Gabetto era considerato un "discolo", durante il ritorno dalla trasferta a
Trieste il pulmann del Torino fu inseguito dalla Polizia. Il "barone",
così era soprannominato Gabetto, aveva riempito il bagagliaio di
sigarette di contrabbando. Così gli furono ritirati i documenti,
sequestrate le sigarette e per fortuna, grazie ai dirigenti granata,
riuscì rientrare a casa.
Per riprenderseli dovette lottare a lungo,
perchè la Polizia voleva fargli giocare una partita nella loro squadra,
che aveva un incontro importante, per fortuna l' accompagnatore granata
riuscì a convincerli che la partita del Torino in campionato era
più importante della loro.
Memorabile fu la partita all' Olimpico, nel '46, tra Roma e Torino, dove il
Torino vinse 7-0, umiliando i giallorossi, con il pubblico in piedi a battere
le mani ai grandi giocatori granata.
Anche a Napoli vinsero 2-0, ma il clima fu diverso, la squadra partenopea era
appena ad un punto dal Torino, in testa, così i granata furono presi a
sassate e Maroso ferito, in mezzo a tifosi inferociti.
Egri Erbstein, tecnico
illustre del Torino, era un ebreo ungherese, fu rinchiuso in un campo di
prigionia nazista dove subì parecchi maltrattamenti, riuscì
però a fuggire. Fu rintracciato dal Torino e fece il suo ritorno nella
squadra dove ritornò come consulente.
Novo era un presidente "moderno" e già all' epoca, che ricordiamo nel
periodo della guerra e del dopoguerra, curava molto l' immagine.
Finiti i tempi pericolosi della guerra, il Torino era una delle poche squadre
a spostarsi in aereo per le trasferte più lunghe, anche se la
maggioranza dei giocatori e soprattutto l' allenatore Ferrero non erano
contenti, perchè avevano paura (chissà un presentimento).
Viaggiare in areo voleva dire arrivare meno affaticati, ma dava anche un'
immagine di società scattante e moderna.
Gabetto e Ossola avevano aperto un bar insieme, nel centro di Torino, che si
chiamava "Vittoria", meta tra l' altro dei personaggi illustri che vivevano o
passavano per Torino per lavori e spettacoli, tipo Walter Chiari, Macario,
Dapporto, Carlo Campanini. Non solo, ma i due campioni firmavano anche i
palloni da gioco, già allora i giocatori, oltre all' ingaggio,
cercavano altri business, per assicurarsi il futuro del dopo calcio, ma
sopratutto per aumentare i loro compensi, che non erano così alti come
oggi.
Uno dei giocatori più forti in assoluto era il difensore Mario
Rigamonti, che era anche tra i più discoli: amava molto la moto e non
si presentava mai puntuale al raduno di inizio campionato (allora non
facevano il ritiro precampionato), per ben due volte arrivò pochi
minuti prima del fischio d' inizio della prima di campionato, con presidente
ed allenatore disperati, perchè avevano perso le sue tracce.
In entrambe le occasioni risultò il migliore in campo, perfettamente
in forma, dopo aver corso in moto per tutta la penisola.
C' era anche più spirito di squadra, un esempio: Novo, che aveva speso
molto per questa squadra doveva vendere qualcuno per tirare su qualche buco
societario, così decise di cedere Martelli, quando si presentarono
Bacigalupo e Rigamonti nel suo ufficio per chiedere di non cedere Martelli.
Avevano parlato con tutti gli altri giocatori e avevano deciso di decurtarsi
una parte d' ingaggio purchè non fosse ceduto il loro compagno e amico.
Novo a quel punto fu costretto a cambiare decisione così fu ceduto
Tieghi.
Nel Torino giocò anche l' attore Raf Vallone, che lasciò il
calcio, inizialmente per fare il giornalista all' Unità, il giornale
ufficiale del PCI, prima di darsi al cinema e teatro. Ogni tanto, quando
poteva, lasciava un momento la redazione (lui era il responsabile della terza
pagina e curava i rapporti con gli scrittori importanti dell' epoca, tipo
Pavese, Sartre, Hemingway), per andare a tirare quattro calci al Fila, per
stare ancora un po' con i suoi ex compagni.
Non solo, ma in quell' epoca comparve anche la figura di Diego Novelli,
ancora ragazzino, che portava alla moglie di Loik i vestiti che sua zia,
sarta, cuciva per la moglie del calciatore granata. Diego Novelli, che
divenne sindaco di Torino è oggi una delle massime figure politiche e
culturali della città.
Il Torino, nell' estate del '48, fu invitato ad una tournée in Brasile,
le sue gesta di grande squadra europea erano giunte anche oltreoceano, e la
squadra fu trattata con tutti gli onori, molte squadre volevano acquistare i
gioielli granata.
Fu comunque una trasferta molto faticosa, per il caldo e le numerose partite
che dovettero giocare per soddisfare il palato fine del popolo brasiliano,
campione per eccellenza di calcio.
Il nome Mazzola non diceva nulla ai tifosi granata, era solo Capitan
Valentino. Fu il vero emblema di questa squadra memorabile, senza togliere
nulla agli altri, la sua leadership gli era peraltro riconosciuta da tutta la
squadra, non solo dai tifosi.
Micidiali erano i famosi "15 minuti" granata: Capitan Valentino tirava su le
maniche della sua casacca fino oltre i gomiti e urlava il suo "alè":
era il segnale della carica. Bastava quel quarto d' ora a far perdere la
testa e la partita agli avversari, goals a valanga e gioco spettacolo.
Sul terreno del Filadelfia il Toro fu imbattuto per 6 anni: dal 17 gennaio
1943 fino alla tragedia di Superga. Non tutti i risultati furono ottenuti al
Fila, ma 12 furono ottenuti nel torneo di Guerra del 1944 al Motovelodromo di
C. Casale, in seguito ai bombardamenti che danneggiarono le strutture del
Fila.
Il Torino andò a Lisbona invitato per la partita d' addio al calcio
del calciatore portoghese Josè Ferreira del Benfica.
La partita fu praticamente combinata da Mazzola, dopo la partita della
Nazionale italiana contro quella portoghese, in un ristorante genovese, per
compiacere lo stesso Ferreira che aveva espresso il desiderio di avere
proprio il Torino come squadra ospite per il suo addio al calcio.
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Biglietto della partita amichevole Benfica-Torino.
Gentilmente fornito da Andrea Caneparo |
Sauro Tomà, che da poco era entrato nei titolari della prima squadra,
non potè partire per questa partita amichevole a causa di un brutto
infortunio al ginocchio, che gli pregiudicò anche in parte il
proseguio della sua carriera. Era molto triste per questo inconveniente, ma
fu per lui, ironia della sorte, una fortuna, perchè gli salvò
la vita.
Anche Mazzola non era in forma, a causa di una leggera influenza, ma volle
partire ugualmente, perchè era lui che aveva organizzato l' incontro e
ci teneva ad essere presente, andò così incontro al suo tragico
destino.
La partita Benfica-Torino finì 4-3, per il Toro segnarono Ossola,
Bongiorni, Menti e furono gli ultimi goals segnati da questa grande squadra.
L' aereo decollò da Lisbona la mattina del 4 maggio e si fermò per uno scalo tecnico a Barcellona. Ripartito per rientrare a Torino si schiantò alle 17.05 al colle di Superga, sbattendo contro la Basilica
avvolta da una folta foschia causata dalle pessime condizioni climatiche.
L' aereo in verità doveva atterrare a Milano e non si seppe
perchè il pilota puntò verso Torino.
Il triste compito di riconoscere le salme fu affidato a Vittorio Pozzo.
Trentuno i morti di Superga.
I calciatori: Valerio Bacigalupo, Aldo e Dino Ballarin, Milo Bongiorni,
Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava,
Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli,
Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti
e Giulio Schubert.
I dirigenti: Arnaldo Agnisetta e Ippolito Civalleri, il direttore
tecnico Egri Erbstein e l' allenatore Leslie Lievesley, il massaggiatore
Ottavio Cortina, i giornalisti Renato Casalbore (Tuttosport), Luigi Cavallero
(La Stampa), Renato Tosatti (Gazzetta del Popolo), l' organizzatore Andrea
Bonaiuti.
L' equipaggio era composto dal capitano Pierluigi Meroni (singolare omonimia
con Gigi Meroni, il forte calciatore granata morto tragicamente anni dopo),
Antonio Pangrazi, Celestino D' Inca e Cesare Bianciardi.
Le loro bare furono esposte a Palazzo Madama. Torino si fermò
completamente il giorno dei funerali. Più di 500.000 furono le persone
presenti, non solo dall' Italia, ma molte dall' estero, erano praticamente
presenti tutte le principali delegazioni internazionali.
Il Governo fu rappresentato nella circostanza dal giovane Andreotti.
Il Presidente della Federazione Gioco Calcio, Ottorino Barassi, fece
l' appello alla squadra come dovessero scendere in campo: Bacigalupo, Maroso,
Ballarin, Mazzola, ...............
"Capitan Valentino questa è la quinta Coppa, la Coppa del Torino,
guarda com' è grande, contiene il cuore di tutto il mondo"
Queste le sue parole rivolte alla squadra nell' alzare al cielo il quinto
scudetto assegnatole d' ufficio.
Era venerdì 6 maggio 1949, pioveva e tante erano le lacrime di chi
aveva amato quello squadrone.
Novo lasciò il Torino nel '56 dopo operazioni sbagliate, una salute
difficile e altri lutti familiari. Non ebbe adeguati riconoscimenti per
ciò che aveva fatto, non solo per il calcio torinese, ma anche per
tutto il calcio italiano.
Qual è stato l' ingrediente più importante di questa grande
squadra? Oltre al fortissimo lato tecnico era l' amicizia che univa questi
grandi calciatori. Ed è per questo che il destino li ha uniti anche
nella morte, tutti insieme. Chissà dove sarebbero arrivati questi
campioni se non ci fosse stata la tragedia di Superga!
Il Grande Torino nel ricordo di Pozzo e Fattori
Sono una giovane tifosissima granata, non ho conosciuto questa squadra, ma in
casa era leggenda, perchè mio padre me l' ha raccontata e fatta amare,
grazie anche a un poster che avevamo in casa, per ricordare una bella storia
non solo di sport, ma della città, di Torino.
Penso che la storia del Grande Torino sia un orgoglio per tutta la città,
non solo un fatto sportivo, ma anche di cultura.
Nell' adolescenza ho passato tante giornate al Filadelfia ad osservare i miei
campioni allenarsi¸ era quasi la mia seconda casa. Da bambina ho visto morire
Meroni e Ferrini, ho visto tante partite al vecchio Comunale e continuo
ancora a soffrire al Delle Alpi.
Ammetto che scrivendo questa storia mi sono commossa parecchie volte e mi
sono appassionata a tal punto che mi sembrava di vivere di persona le gesta
di questa squadra, immaginando la Torino dell' epoca che non ho avuto la
fortuna di conoscere. Spero che chi leggerà queste pagine si
appassioni e ami il Torino più di quanto non l' abbia mai fatto.
Io ho un sogno: vorrei vivere di persona le imprese di un altro Grande Torino.
Per farlo ci vuole tanta passione, ma sopratutto non abbandonarlo mai, nel
bene e nel male.
GRAZIE MAGICO TORO.
Questa storia del Grande Torino è stata scritta da
Marina Beccuti
Informazioni tratte da Il romanzo del Grande Torino di Franco
Ossola e Renato Tavella, Newton Compton Editori
Immagini tratte da La storia del Torino a cura di Perucca-Romeo-Colombero, la casa dello sport editore
Tabelle tratte da Vecchio Cuore Granata di Sauro Tomà - Graphot Editrice
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