Ci siamo capitati in mezzo noi, nella più torbida estate calcistica degli ultimi decenni abbiamo avuto il fatto nostro, siamo stati il capro espiatorio buono anche come deterrente per i futuri "malintenzionati". Miglior fortuna a Roma, Lazio, Parma e Reggina che non erano adatti per questo ruolo, miglior fortuna a tutti gli altri intoccati e non perchè fossero in regola ma perchè non è stato ritenuto opportuno andare a controllare, perchè se il calcio è malato non si può dare il colpo di grazia a troppe squadre, ne bastano una di rilievo (ma che non dia fastidio a nessuno col suo tonfo) e qualche altra minore, il resto del circo equestre deve continuare a lavorare e a produrre economia fittizia. Questa è la logica della FIGC, anzi di Carraro, perchè la FIGC è Carraro.
Quindi è toccato al Toro essere
matato, sia perchè l'allegoria calza a pennello sia perchè aveva appena ottenuto il suo posto al sole, la sua sudatissima promozione in serie A guadagnata sul campo con una appendice necessaria per l'improvvisato meccanismo destinato a rimanere un esperimento.
La serie A ce la siamo goduta 5 giorni, poi i conti non erano a posto e cimmi+tilli hanno malamente rivelato il loro bluff iniziato qualche anno fa con trionfalistici proclami di potentato finanziario: fidejussione falsa ed impossibilità a provvedere con una vera (o a saldare direttamente il debito) nonostante i 40 giorni di tempo dallo scoppio della grana fino all'ultima sentenza. Questo significa -ma si era capito benissimo da ogni mossa della nefasta gestione- che non possiamo perderci in inutili vittimismi piangendo la scomparsa di una Società che di Toro aveva pochissimo, potremmo semmai rimpiangere una squadra che stava prendendo una certa consistenza e che come ha detto meteora-Arrigoni "con 4 o 5 innesti poteva fare la sua figura anche in serie A".
Siamo quindi di fronte ad un passaggio epocale per il Toro; a cosa possiamo metaforicamente associare questo momento? Passione, flagello, condanna, morte, resurrezione. Un Vangelo? E' un po' troppo, non esageriamo. Un 8 settembre? Neanche questo calza molto, i giocatori nonostante lo scioglimento di fatto della società il 9 agosto, non hanno disordinatamente abbandonato il ritiro ma hanno disputato il giorno dopo l'ultima amichevole già programmata per salutarci dignitosamente.
Per rimanere in tema più granata che mai, questa ci sembra una
piccola Superga.
Nessun vero lutto o sciagura fortunatamente, ma siamo tornati nella condizione sportiva di quel maggio del '49 quando il destino ci sottrasse la squadra che primeggiava su tutti i campi e da un giorno all'altro si ricominciò da zero.
Daccordo che la squadra appena dissolta c'entrava pochissimo con il Grande Torino, ma stavamo avendo il nostro piccolo momento di soddisfazione sportiva e qualche individualità faceva intravedere la nascente intelaiatura di una squadra da temere, forse con quei 4 o 5 innesti citati da Arrigoni.
Quindi questo passaggio teniamocelo pure come uno di quei piattini speciali che il destino beffardo ci riserva ogni tanto, però cogliamo un'occasione importantissima che è quella di non subirlo fino in fondo ma di partecipare sempre più come abbiamo dimostrato di saper egregiamente fare negli ultimi anni con le nostre meravigliose e sostaziali iniziative di sostegno che hanno reso possibile che un tale Luca Giovannone, imprenditore di medio calibro, abbia impedito la dispersione del grande patrimonio storico e calcistico del nostro Toro e si sia messo in gioco come azionista di maggioranza della nuova Società per tentare di ridarci quello che qualcuno ci aveva sottratto per troppo tempo. Il prossimo 3 settembre dobbiamo saperci contare al Filadelfia e tra un mese forse sarà proposto un'azionariato partecipativo e finalmente potremo far vedere quanto teniamo al Toro, in modo che forse uno degli "eterni indecisi", nomi noti dell'industria che in passato hanno sempre nicchiato ai nostri SOS per un loro intervento faccia finalmente
qualcosa di granata come ha dimostrato di saper fare Luca Giovannone, il quale ha anche ribadito che se si prospetterà questa eventualità, lui sarà felice di passare la mano a chi potrà garantire di più per il Toro.
Due splendide risposte sul campo le abbiamo già avute: l'impareggiabile Alberto
Jimmy Fontana che conosciamo ed ha fatto quello che ci spettavamo, e Carlos Ariel Marinelli che ha rinunciato ad ingaggi più importanti all'estero per essere un giocatore "rifondatore" della nuova squadra.
E' questo, tutto questo, che anche quest'anno ci farà urlare come e quanto più possiamo
FORZA TOROOOOO!!! illustrazione di Mojmir Jezek