La sintesi dell’intervista e’ stata tradotta da Marina Beccuti. Ringraziamo l’Ing. Andrea Caneparo, per averci inviato la copia dell’articolo, dopo aver consultato l’archivio dei giornali presso la Biblioteca di Lisbona.
VALENTINO MAZZOLA – STELLA DEL CALCIO LATINO. CAPITANO DEL TORINO E DELLA SQUADRA AZZURRA. CONCEDETTE A “BOLA” LA SUA ULTIMA INTERVISTA.
Quando intervistai Mazzola, questo straordinario maestro del calcio italiano, c’era nel cielo azzurro di Lisbona un sole caldo che dava vita e allegria. Un tempo ben differente da quello che lo aspettava in Italia, poche ore dopo la partenza da Lisbona. Un cielo buio che intristi’ e copri’ di lutto gli sportivi di tutto il mondo.
Eravamo ben lontani da questa scelta del destino, nell’ascoltare le ultime
confidenze del famoso Mazzola, questo “ragazzo” che giocava a calcio con
estrema sicurezza tecnica e l’improvvisazione tipica dei geni. Una
personalita’ cosi’ forte che, nonostante fosse circondato da eccellenti
giocatori, molti dei quali internazionali, tutti, dal Torino alla Nazionale,
dipendevano da lui. Con Mazzola in condizione era garantita l’esibizione
positiva di tutta la squadra.
Se Mazzola, per qualche circostanza, non rendeva al massimo della sua
capacita’, l’esibizione di tutta la squadra era inferiore.
Peccato che Lisbona non pote’ ammirarlo nel pieno delle sue forze. Potemmo
solo intravedere la sua magnifica classe di atleta straordinario. Il
pubblico, entrando allo stadio, ignorava la sua non buona condizione fisica:
febbre, ma di testa e di gola
.
Prima di entrare in campo ci disse:
< Se non si trattasse di un omaggio a Ferreira e non fosse capitata la
circostanza dell’incontro Italia -Portogallo, che gagliardamente affrontammo
a Genova, ed essendo entrambi capitani delle rispettive nazionali, non sarei
venuto in Portogallo. Mi sento male, non sono in condizioni di giocare, ma
non potevo non portare un abbraccio della Nazionale Italiana al valoroso
giocatore che e’ Ferreira. >
Si seppe, da questa intervista, che Mazzola non era in buone condizioni.
Quando Mazzola, il giorno dopo, arrivo’ all’aeroporto, col suo abito di
gabardine e il cappello, gli chiedemmo l’intervista. Il grande campione,
ancora febbricitante, ci chiese di sederci in una saletta dell’aeroporto,
piu’ confortevole che stare nei pressi della pista. Gli dicemmo che aveva
grande popolarita’ nel nostro paese. Mazzola si dimostro’ dispiaciuto di non
aver potuto giocare al meglio. Non si sentiva bene, ma era sceso ugualmente
in campo perche’ quella era la sua professione e anche la sua passione.
Iniziammo cosi’ la nostra intervista, ignorando che sarebbe stata l’ultima
della sua vita.
Secondo la sua opinione, il calcio italiano e’ progredito dopo la vittoria
dell’Italia ai Mondiali?
Mazzola: < Il calcio progredisce sempre, anche se una squadra tende piu’ a
difendersi. L’importante e’ vincere. Diverso e’ il discorso se si vuole
vedere giocare del bel calcio. In Italia il gioco potra’ essere sempre
diverso, nonostante si dica che il calcio dell’anteguerra era migliore di
adesso, dove si tende a difendere di piu’. Anche se posso pensare il
contrario. Tanto nessuno ci perde a discuterne. >
Qual e’, dunque, la sua opinione?
Mazzola: < Devo dire che considero il calcio un gioco molto semplice, in cui
si puo’ vincere se non si gioca sempre nel medesimo modo. Si possono
aggiungere delle varianti per dare piu’ dinamismo. Si puo’ anche
improvvisare fuori dalle basi classiche. Sono dell’opinione che il calcio
moderno deve avere la caratteristica vincente del gioco di squadra. >
“Maestro”, qual e’ la sua opinione sul calcio portoghese?
Mazzola: < I giocatori lottano molto, ma non hanno un grande gioco di
squadra, devono ancora lavorare sotto questo aspetto. >
E il calcio spagnolo?
Mazzola: < Singolarmente gli spagnoli sono migliori dei calciatori
portoghesi. Ma spesso il loro gioco disarticolato favorisce gli avversari. >
Riconosce i vantaggi del calcio veloce?
Mazzola: < Certo. Il calcio ci guadagna con una rapida esecuzione, ma non si
puo’ dire che i calciatori siano contenti di correre molto, di saltare in
continuazione per togliere il pallone dalla testa dell’avversario. Correre
molto e arrivare a mezzo cammino non sempre e’ utile. E’ meglio correre meno
e portare via piu’ tempo agli avversari e arrivare con piu’ precisione sulla
palla. Questa per me e’ la vera rapidita’. >
Mazzola parti’ e purtroppo il seguito, tristemente, lo conosciamo. Mazzola non parlera’ piu’ ai giornalisti con la sua naturalezza, la sua sportivita’, il suo sorriso accattivante e la sua esuberanza tipica latina. Mazzola riempiva gli stadi con la sua personalita’ inconfondibile, con la sua classe, la sua radiosa allegria. Tutto questo diventera’ leggenda nella storia del calcio.
L’articolo estratto da “Bola” non e’ firmato.